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Una splendida Messa papale disturbata dalla telecronaca

Pubblicato da “Il Foglio”il 27 dicembre 2007

La splendida Messa celebrata dal Papa la notte di Natale resterà come una pietra miliare del suo pontificato per due profonde ragioni. In primo luogo, perché ha rappresentato una palese restaurazione della liturgia, con il ricupero della Messa tridentina, in latino, quanto meno dalla Colletta alla Comunione. E’ stato un po’ come quando, nel dopoguerra, assistevamo alla rinascita dei vecchi palazzi bombardati, finalmente restaurati.

L’operazione deve aver comportato un paziente lavoro di preparazione, visto lo speciale opuscolo stampato ad uso anche di quel clero che, dopo anni di ad libitum, probabilmente poco ricordava di quello che un tempo si chiamava “Cerimoniale Romano”. Il recupero del gregoriano e della Missa de Angelis, malgrado qualche intrusione del Maestro di Cappella, ha restituito la dignità liturgica ad un rito da tempo finito nel repertorio dei chitarristi e della musica country.

In secondo luogo questa Messa rimarrà storica per la splendida omelia del Papa. Chi è ormai rassegnato ad ascoltare le miserevoli esegesi di tanti parroci o le perifrasi sociologiche di religiosi che attingono l’ispirazione per le proprie omelie dai quotidiani, è rimasto folgorato da questa interpretazione papale della Natività che ha affondato le radici nella patristica, rievocata in chiave modernissima e con una scelta di voci estremamente mirata.

La citazione di Gregorio Nisseno, dottore della Chiesa di Cappadocia, grande pensatore, divenuto vescovo di Nissa dopo una vocazione tardiva, protagonista del concilio di Costantinopoli (nel 381) e strenuo difensore dell’ortodossia, non può essere casuale in un momento come l’attuale nel quale l’ortodossia viene grottescamente recepita, anche da tanti cristiani, come integralismo.

Lo stesso discorso vale per l’altro dottore della Chiesa citato, Anselmo d’Aosta, detto anche Anselmo di Canterbury (1033-1109), campione di lotta per la difesa delle investiture dei vescovi, contro la corona inglese, grande teologo, difensore del primato della fede sulla ragione (Credo ut intelligam) e tuttavia sostenitore dell’approfondimento razionale, come coronamento della fede (fides quaerens intellectum), un antesignano di Papa Benedetto XVI.

E’ con questi ispiratori che Papa Ratzinger ha spiegato il Natale, il Gloria in excelsis, ubicando agostinianamente i cieli nel cuore dei giusti.

Una Messa, come si dice, davvero edificante, con il ritrovato senso della consunstanziazione, malgrado alcune irritualità che gli organizzatori ci propinano abitualmente, in occasione delle celebrazioni papali. La tendenza di costoro, infatti, è di trasformare il Sacrificio in “evento televisivo”, cosicché si è costretti a sorbire una radiocronaca che assomiglia a quelle delle partite di calcio, con chiose non necessarie alle parole papali, con continue sovrapposizioni della voce dei radiocronisti Orazio Coclite e Filippo di Giacomo a quella del celebrante.

L’ossessione di tradurre in italiano i testi latini, ad uso di quella che viene chiamata “assemblea”, e che potrebbe essere soddisfatta facendo semplicemente scorrere il testo italiano al piede dello schermo (nel “sottopancia”), si trasforma invece in un fastidioso, ininterrotto disturbo per chi presta attenzione al rito.

L’uso un po’ triviale, poi, delle telecamere, che mentre il Papa legge il Vangelo di Luca o somministra la Comunione, vagano con occhio turistico sulla falegnameria di Giuseppe, dove gli irrequieti innovatori hanno collocato quest’anno il presepio di Piazza San Pietro, o sui soffitti della basilica, non aiuta alla compartecipazione. Tanto meno aiutano le divagazioni dei cronisti sulle percentuali di affluenza turistica in Palestina, sulle vicende di altri presepi capitolini e dei loro sponsor, o le battute da laici in trasferta, come quella sull’autore dell’Adeste Fideles, S. Alfonso de Liguori, definito come “uno che ha scritto di tutto e di più”.

Chissà che col tempo, sia concesso all’”assemblea” dei cristiani telespettatori, di pregare col Papa, marcando la diversità tra una Messa pontificale e un evento di cronaca, per vaticana che sia.

Lucio Lami

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